Zone A Défendre
Tritons crété-e-s contre béton armé

Home > Textes > Brochures, journaux, tracts & co > La folle giornata del 22 febbraio a Nantes

La folle giornata del 22 febbraio a Nantes

mercoledì 5 marzo 2014

Tutte le versioni di questo articolo: [Español] [français] [italiano]

Siamo alcun° dei/delle partecipanti a questa manifestazione ed alla sua organizzazione in assemblea. Non accettiamo che le parole pre-masticate dei media ci rubino i ricordi di questa giornata. Noi non soccomberemo alle pressioni, alle intimidazioni e alle drammatiche fantasie della polizia, che vogliono dividerci e vederci scomparire. Sta a noi scrivere la nostra storia. Ecco una cronaca di questa giornata. Speriamo che mille altre ricoprano i muri della metropoli nantese.

Questo 22 febbraio la giornata comincia molto presto per molti di noi: per quelli e quelle venut° da un po’ ovunque con una sessantina di bus, per i trattori che convergono lentamente verso la città. Da mezzogiorno dei punti ristoro accolgono i primi arrivati a pont Morand. Dal giorno precedente la prefettura ha sistemato delle barriere antisommossa tutto attorno al centro città , decidendo di interdirne l’accesso ai manifestanti anti-aeroporto. Un’elicottero sorvola la città. Degli abitanti ci informano che non gli è permesso rientrare nelle loro abitazioni. Ci sono controlli e posti di blocco dappertutto. All’angolo di una strada, una persona si fa requisire la zappa con la quale era venuta a manifestare.

Ore 13. É l’ora del concentramento. I trattori arrivati in 5 immensi convogli si parcheggiano in piazza Daviais, dopo aver fatto un giro sulla tangenziale e davanti all’aeroporto di Nantes Atlantique. Sono troppo numerosi per seguire la manifestazione: 520 trattori, una fila di più di 3,5 chilometri; è una mobilitazione contadina senza precedenti in questa lotta. Su non pochi si può leggere la scritta “trattore vigilante”: significa che sono pronti a tornare sulla ZAD per impedire i lavori, per difendere le case e i campi.

Di fronte alla prefettura le persone affluiscono. Un gruppo viene dall’Erdre su di una zattera battente una bandiera “resistenza e sabotaggio!”, dispone delle bandiere agganciate a delle boe nel bel mezzo del corso d’acqua. Una persona si arrampica su di un albero, sotto il naso della prefettura, e comincia a costruirci una capanna, cantiere che si protrarrà per qualche ora. Si vedono arrivare dei carri: una salamandra di 15 metri, un trattore-tritone gigante, una enorme marionetta... E ancora i trattori e poi numerosissime maschere di animali, a segnalare il rifiuto della distruzione delle specie e delle “misure di compensazione”. Ci si diletta con centinaia di cartelli fatti a mano, con degli slogan tanto strani e divertenti quanto fantasiosi. Un immenso striscione denuncia gli “GPII”: i grandi progetti inutili ed imposti dall’alto, e alcun° manifestanti si guardano attorno disperatamente per trovare un luogo dove posare lo striscione. Sono rare le manifestazioni che raccolgono così tante persone e così tante iniziative e varie creative.

Un rapido intervento annuncia che, anche se il prefetto ha l’aria di aver paura di noi “ciò non ci impedirà di manifestare”, e la manifestazione ha inizio. Siamo decine di migliaia, fin’ora è la più grossa manifestazione anti aeroporto e nessuno in città può ignorare la nostra presenza. E fa rumore: batukada, gruppi di rap, fanfara, techno e musica tradizionale, interventi... In piazza Daviais un centinaio di trattori ripartono e improvvisano un percorso a ovest e a nord della zona che il prefetto ci ha vietato.

Per quanto riguarda i pedoni, lungo tutta la manifestazione, parecchia gente si dà da fare per dare un nuovo colore alla città: dal pennarello all’estintore riempito di pittura, passando per le uova colorate, i manifesti, le bombolette e gli stancil. Il comune, un tribunale, un commissariato, qualche telecamera di videosorveglianza, le barriere antisommossa e gli sbirri che le accompagnano sono anch’essi ridecorati. In Rue de Strasbourg, tra 2 impalcature, uno striscione gigante si dispiega, in solidarietà con la lotta “No TAV” della Val di Susa, e in particolare con Chiara, Matteo, Claudio e Niccolo, incarcerati in seguito ad un attacco del movimento contro il cantiere della linea dell’Alta Velocità Torino-Lione.

Senza sorpresa, il negozio Vinci Immobiliare attira la collera e non sopravvive al passaggio della manifestazione. Via via che il corteo passa, la vetrina viene dipinta, poi aperta, poi ridipinta, poi rotta, poi svuotata dei mobili. Servirà alla fine della manifestazione come sfondo alle fotografie di famiglie di manifestanti con cartelli e calicò.

Più lontano, dei macchinari di un cantiere Vinci vengono incendiati. Di fronte alle fiamme, le reazioni sono diverse: alcun° disapprovano ma si sentono anche dei “Ben gli sta!”.

I treni sono bloccati da degli stivali lanciati sulle catenarie per denunciare il ruolo della SNCF nella costruzione della linea Alta Velocità in Val Susa.

Il corteo continua e non si ferma in piazza Daviais, come la prefettura poteva aspettarsi. Trattori in testa, direzione: l’île Baulieu! Sul ponte, gli sbirri non insistono di fronte alla nostra determinazione e liberano il passaggio. In questo momento, la coda del corteo non si è ancora mossa dalla prefettura. Nel mezzo, delle persone si fermano davanti alle barriere antisommossa che bloccano il percorso inizialmente previsto e battono sulle barriere. Rapidamente, si arriva al lancio di vari proiettili in risposta a lacrimogeni e idranti. La manifestazione si immobilizza nello spazio di un secondo, un leggero ondeggiamento davanti alla polizia, vapori di lacrimogeni e vari interrogativi. Alcuni contadini prendono il coraggio a quattro mani per andare a riprendere i loro trattori parcheggiati di fronte alle barriere, tra sassaiole e lacrimogeni. Il corteo si divide spontaneamente in due, una parte passa vicino alle barriere, l’altra prende una via adiacente.

Tra quest’ultima e piazza Daviais coabitano una ambientazione da guerriglia urbana e un gioioso assembramento festante: bar, cibo, concerti, interventi... Vari gruppi affermano, ognuno alla sua maniera, la loro determinazione. Dai/dalle contadin° che scavano una buca per un laghetto, ai/alle ragazz° con i visi coperti che gettano sanpietrini, passando per i clowns che mimano i movimenti di un aereo davanti alle linee dei CRS (antisommossa). Tra di noi ci sono delle dibattiti, poiché gli sconti si svolgono a qualche centinaia di metri, cosa che fa nascere delle appassionate discussioni, inframezzate dalle assordanti detonazioni dei petardi...

Per quanto riguarda gli sconti, molte strade sono bloccate da barricate. A qualche decina di metri da coloro che sradicano sassi da terra o che lanciano ’proiettili’ sugli sbirri, centinaia di persone guardano, discutono, applaudono o gridano, indietreggiano quando c’è troppo gas ma riavanzano subito. Delle vetrine e dei mobili vengono distrutti. Alle 18 viene annunciata la fine del corteo, gli ultimi trattori fanno fagotto, le varie installazioni vengono smontate. Gli sbirri caricano, respingendo qualche migliaio di persone, che si attarda a lasciare la piazza.

Quello che vogliamo dire di questa giornata, è che tutto quello che è successo durante questa manifestazione non è stato consensuale. Questa manifestazione può sollevare dei malesseri o dei disaccordi tanto quanto un entusiasmo debordante. Nonostante ciò non abbiamo visto in alcun momento una folla nel panico o divisa, ma piuttosto un movimento comune. Un movimento fatto da diversi modi, diverse pratiche, diverse convinzioni, dove la collera prende forme variate, dove i dibattiti non finiscono mai, dove le idee si confrontano e si trasformano.

Una tale dimostrazione di forza evidentemente non può piacere alla prefettura, che combatte una guerra sul terreno dell’informazione, sventolando lo spauracchio dei “violenti e distruttori” e de “l’ultra sinistra”, cercando di dividere il movimento, di far montare la paura. Non è la prima volta nella nostra storia. Questo non ci ha mai impedito di rialzarci e di rafforzarci.

La cappa di piombo che il potere cerca di far cadere su di noi non ci farà dimenticare la forza di questa giornata, la gioia e la collera condivise, l’espressione delle diversità del movimento, la presenza di così tanta gente, il formicolare delle varie iniziative, che hanno reso questo momento così vivo ed intenso.

Documenti allegati