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Di fronte alle armi della polizia

venerdì 1 marzo 2013

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Seguito ai numerosi feriti della ZAD, il collettivo "Di fronte alle armi della Polizia" propose di lanciare una procedura giuridica presso il tribunale ammisnistrativo. Prende di mira direttamente l’autorità che arma le forze dell’ordine, cioè il prefetto di Nantes. Per noi, è uno dei modi di attaccare quelli che ci attaccano. Noi scegliamo una procedura amministrativa che inizia a mostrare la sua efficenza, contrariamente alle procedure penali che puntano alla responsabilità individuale di uno sbirro, cioè le denuncecontro X che non danno luogo ad alcuna condanna. Rimane ovvio che non ci si apetta di ottenere giustizia dalla Giustizia, ne di saziare il nostro desiderio di vendetta per i nostri compagni feriti o mutilati. Questo desiderio rimane intatto.Il diritto è qui un’arma tra le altre, come quando offriamo una proroga alle nostre case occupate dichiarando dei nomi d’abitanti, con la pretesa di un protocollo di disamiantaggio o difendendo l’habitat di una specie particolare di pipistrello.

Noi lanciamo proprio in questo momento questa procedura contro il prefetto di Nantes seguito al tiro col flashball che era costato un occhio ad un ragazzo durante il movimento liceale del 2007. Moltiplicare adesso questo tipo di attacchi andrebbe a nostro totale vantaggio.

Questa procedura, strettamente amministrativa, si inserisce in una prospettiva più ampia, tentare di istaurare un rapporto di forza che ci sia favorevole. Ciò a cui puntiamo è molteplice.

In primo luogo, intralciare l’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine, che le usano in modo totalmente decomplessato dall’inizio delle espulsioni. Questo potrebbe già essere effettivo tramite la semplice presentazione di questa istanza — che il prefetto venga condannato o no.

In seguito, ricevere un indennizzo, che può ammontare a parecchie migliaia di euros. Questo permetterebbe di pagare le cure e di assumere le numerose conseguenze legate alle ferite. Poi avendo garantito questo, si ,potrebbe anche immaginare, con i soldi dello Stato, riempire le varie casse di appoggio, comprare del materiale di protezione, attrezzatura medica, forse un’ ambulanza!

Infine, per noi che siamo indicati come dei nemici interni e contro i quali viene totalemente allentata la briglia sul terreno, questa procedura è una delle occasioni d’incontrarsi e di costituire i mezzi della nostra autodifesa. Dalle attuali lotte anti-nucleare alle sommosse delle periferie, dai movimenti operai alle lotte nelle carceri, l’offensiva deve generalizzarsi.

Abbiamo più da condividere che non le nostre ferite.

Per maggior informazioni :

contatto : _ equipmediczad(chez)riseup.net faceauxarmesdelapolice(chez)riseup.net

La procedura al tribunale amministrativo (TA)

Con la complicità di un avvocato, abbiamo elaborato una procedura che consente di attaccare e a far condannare al Tribunale amministrativo l’autorità che è responsabile dell’armamento degli sbirri, il ministro degli interni o il prefetto della polizia. Interesse tattico e simbolico: colpire ad un livello più importante di quello della responsabilità individuale. L’argomento di fondo si appoggia da una parte sul fatto che la responsabilità della potenza pubblica è impegnata quando le forze dell’ordine fanno "uso d’armi o di apparecchi che comportano dei rischi eccezzionali" ( sentenza del consiglio di Stato del 21 giugno 1949) e d’altra parte, su una sproporzione tra i fini perseguiti e il metodo usato (avviso 2009-133 del Comitato Nazionale di Deontologia e di Sicurezza).

Questa procedura amministrativa non è una procedura giudiziaria (penale) e non può in alcun modo entrare in conflitto con essa se ce n’è una. Non c’è nessuna udienza pubblica. La presenza del richiedente ("il querelante") non è necessaria durante l’udienza finale e la sua assenza non è pregiudizievole.

Le varie tappe : 1. Una richiesta (istanza per direttisima) di perizia balistica e perizia medica, per stabilire un legame tra la ferita e il tipo d’arma usato, è rivolta al Tribunale amministrativo. 2. Un ricorso ierarchico in indennizzo rivolto direttamente all’autorità presa di mira (prefetto o ministro dell’interno) e che richiede un indennizzo a partire della responsabilità di questa autorità. Il rifiuto aspettato permette in seguito di rivolgersi al Tribunale amministrativo. 3.Un attacco sul fondo (ricorso contenzioso) richiede la condanna del prefetto di polizia e un indennizzo per pregiudizio morale e corporeo. In fine, è il presidente del Tribunale amministrativo che decide.

Da consultare riguardo a questo soggetto:

- 27novembre2007.blogspot.com (blog dello studente di liceo di Nantes ferito da una flashball nel 2007)

- Sulle les armi della polizia, un buon opuscolo

Prossimamente:

- Un APPUNTAMENTO il week-end del 9-10 marzo con la medical team della THT (che era presente i 23-24 novembre sulla ZAD)

- Una trasmissione della radio che descrive la procedura amministrativa proposta

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