Home > Textes > Testimonianze > Foresta di Rohanne : È ben lungi d’essere finita!
domenica 2 dicembre 2012
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Foresta di Rohanne, centro ZAD. Da ormai due anni, la gente ci viveva tranquillamente in una grande casa comunale e capanne sparse negli alberi. La polizia venne e distrusse la casa il 18 ottobre 2012, pare già lontano. Una nuova casa comunale è stata costruita in alto, negli alberi. I polizziotti sono venuti con degli scalatori ed hanno distrutto tutte le case negli alberi, casa comunale compresa, tra il 30 e il 31 ottobre. Una nuova casa comunale è stata quindi costruita di nuovo. I polizziotti sono tornati il 5 novembre ed hanno distrutto pure quella.
E qui, le cose hanno iniziato a diventare interessanti.
Avevamo bisogno di aiuto ed abbiamo lanciato un appello perrichiedere a chi potesse, di venire ed aiutarci a rioccupare durante la settimana seguente la manifestazione del 17 novembre, il riscontro ottenuto ha quasi superato la notra espettativa. Un incredibile energia collettiva circolava nella foresta e il gruppo che occupava la foresta è stato moltiplicato almeno per quattro. Costruzione di piattaforme, apprendimento dei nodi o atelier di scalata, cucina, costruzione al suolo, raccolta di legna per il fuoco, trasporto di materiale, selezione di materiale di scalata o solamente prendere insieme un thè...c’era sempre un sacco di gente meravigliosa che riempiva la foresta di vita tutta nuova. A partire di giovedì, non solo c’erano tante nuove piattaforme, una magnifica capanna al suolo, una rete e numerose passerelle in alto negli alberi,ma anche una nuova certezza condivisa che esistevano l’energia ed il desiderio di difendere non solamente la foresta, ma l’intera ZAD. Mi pare profondamente stimolante il fatto che tanta gente metta la sua energia e i loro talenti per costruire malgrado gli importanti rischi corsi. Giovedi 23 novembre mattina, la polizia è venuta per espellere la gente della foresta per la quinta volta, ma per la prima volta senza successo. È difficile dire quante persone siano venute per rimanere, col fango fino alle ginocchia, tutto il giorno, di fronte ai bulldozer, per bloccare il passaggio. In tutti i casi più gente di quanto ce ne sia mai stata nella foresta. Centinaia di persone, venute dai dintorni o da più lontano, sono rimaste imperterrite di fronte ai macchinari, cantando e ridendo di fronte al sinistro schieramento della polizia.
Poco prima che cadesse la notte, i macchinari hanno fatto un inversione e sono partiti, senza aver toccato le case.
Ma la storia non finisce lí. Il giorno seguente, domenica 24 novembre, la polizia pulluluva nella foresta fin dall’alba, formando delle schiere apparentemente infinite di gendarmi mobili superattrezzati, con elmi, nella pacifica foresta. Questa volta i macchinari e gli scalatori sono entrati ed hanno distrutto tutte le case, capanne negli alberi, piattaforme e strutture che erano state costruite. Hanno preso e portato via ogni asse, pentola e stufa che hanno trovato. Sono stati violenti, aggressivi et estremamente pericolosi, come durante le precedenti espulsioni. I loro macchinari si sono schiacciati sugli alberi ove si trovavano persone in altezza nei rami e, di nuovo, non sembrano aver avuto riguardo per la nostra, e forse per la loro stessa sicurezza.
Tuttavia durante questa espulsione è apparsa una differenza significativa e clamorosa rispetto alle precedenti.
Allorchè c’era più gente in altezza negli alberi e sulle passerelle, il numero di persone a difesa al suolo era elevato e costante. Malgrado il fatto che le violenze subite da parte della polizia siano state le peggiori dall’inizio delle espulsioni, malgrado le granate assordanti ogni cinque minuti, malgrado una nube spessa e permanente di gas lacrimogeno, malgrado le numerose cariche della polizia per tirar la gente fuori dalla foresta … centinaia e centinaia di manifestanti si sono uniti-E e sono rimasti-E nella foresta infangata. Centinaia di persone stavano ancora cantando, si udiva ancora suonar una samba, quando a notte inoltrata la polizia decise di uscire dalla foresta.
Allorché stavano ripiegandosi, i vigliacchi si sono permessi d’inondare di nuovo la foresta con tanto di quel gas che sarei veramente sorpreso di rivedere mai una salamadra nei dintorni.
Non so quale sarà la prossima tappa, ma ricostruire o no, non è una domanda che ci poniamo.
Dopo centinaia di persone che hanno dimostrato a se stessedi aver l’energia, la forza e la passione sufficiente per sopravvivere a due giorni di gas lacrimogeni, di granate, di violenza e di cariche della polizia, oltre ai soliti fango, pioggia e freddo, sarebbe un insulto abbandonare adesso. Ricostruiamo e continuiamo fino a che appaia abbastanza chiaro quanto sia inutile inviare squadre di arrampicatori distruggere le nostre capanne ogni settimana. La situazione è già ridicola.
Ricoprire la zona con i detriti di quasi duecento cartucce di granate lacrimogene, ferire almeno venti persone, mettere in pericolo la vita delle persone negli alberi, aver lanciato innumerevoli granate assordanti…tutto ciò per distruggere delle capanne che possono essere ricostruite in meno di una settimana. Non ci lasceremo cacciare da quì tanto facilmente. È ben lungi d’essere finita.